Linkedin – Football Manager

Linkedin ormai permette di trovare lavoro in ogni angolo del mondo, ma difficilmente avrei potuto immaginare dove sarei finito. Ho sempre avuto la passione per le auto e l’ingegneria e questo probabilmente facilitò l’inserimento come tirocinante alla Pirelli di Milano.

Io, juventino da una vita, che finivo a lavorare per lo storico sponsor dei rivali neroazzurri. “La potenza è nulla senza il controllo” con Ronaldo, il Fenomeno, in versione Cristo Redentore è ancora impresso nella mente di tutti gli appassionati di calcio che hanno avuto la fortuna di vivere gli anni ’90.

Tutto bello, perfetto, ma il mio contratto di 6 mesi stava scadendo e dalla direzione nessun segnale. Possibile che finisse tutto così? Straordinari su straordinari, ore dedicate alle performance degli pneumatici per poi rimanere a casa?

Si, in Italia si. Grazie e arrivederci. Lo sconforto è grande e per rimpiazzarlo decido di dedicarmi anima e corpo alla mia grande passione: allenare. Potevo essere un buon giocatore, ma dopo qualche presenza in serie D il ginocchio sinistro cedette in un maledetto contrasto e non servirono a nulla le due successive operazioni, se non a permettermi di camminare normalmente.

Cominciai dunque ad allenare la squadra allievi del mio paese, vincendo agevolmente il campionato regionale. L’eco dell’impresa arrivò al presidente che decise di promuovermi in prima squadra, nell’ottica di un ringiovanimento generale. Avrei allenato in eccellenza una squadra composta da ragazzini. Ci salvammo senza troppe difficoltà ed il nostro gioco ricevette numerosi complimenti dagli addetti ai lavori.

Un 3-4-3 di moderna concezione, senza attaccanti a dare riferimento. I soldi da allenatore però non bastavano e quindi era necessario trovare un lavoro al più presto. Mandai curriculum a destra e a manca, in ogni parte del globo terracqueo, fino a quando non mi contattò Sergey Kayushnikov, capo ingegnere della Belshina, un’azienda di pneumatici con base a Bobruisk, in Bielorussia. Fissammo un colloquio via Skype, che fortunatamente andò bene e mi permise di accedere alla “fase 2”, ovvero l’intervista in loco. Quando arrivai mi resi subito conto che la fabbrica era il cuore pulsante della città, dava posti di lavoro ad un sacco di gente ed io, da straniero, dovevo essere proprio fortunato per una chiamata del genere.

La chiacchierata con il sig. Kayushnikov però ebbe un nonsoché di strano, parlammo pochissimo di pneumatici ed ingegneria. Il focus era tutto sul mio livello d’inglese e sui risultati raggiunti da allenatore. Mah. Tornai nell’albergo che avevo prenotato per 3 giorni, nell’attesa di una risposta. Nessun segnale, niente di niente. Non mi rimaneva che fare le valigie e tornare a casa. Quando andai alla reception però mi dissero che il conto era già stato pagato e che fuori c’era un taxi che mi stava aspettando. Un taxi? Per dove?

Non mi risposero. Quando arrivai mi resi conto che ero ancora davanti alla fabbrica Belshina. Mi condussero allo stesso ufficio dell’altra volta e ad aspettarmi c’era il sig. Kayushnikov, ma questa volta non era solo, accanto a lui c’era un signore più vecchio che mi fissava scrupolosamente. Sergey mi disse che sfortunatamente per il posto di ingegnere avevano scelto un altro candidato, ma che aveva un’interessante proposta. Il colloquio per il lavoro in fabbrica era una copertura, loro erano interessati a me per guidare la squadra di calcio aziendale.

Sarei dovuto andare fino in Bielorussia per allenare i dopolavoro? Sinceramente l’idea non mi stuzzicava molto. Ma quando mi venne fatto notare, che la squadretta era una squadra militante nella prima divisione bielorussa, ovvero il Belshina Bobruisk, il discorso cambiò radicalmente. Mi disse che mi avrebbero dato lo stesso stipendio che avrei preso da ingegnere ed io accettai. In fondo cosa avevo da perdere? E’ vero, non conoscevo nulla del calcio bielorusso se non la Nazionale, ma quando mi sarebbe ricapitato di allenare una prima squadra professionistica?

 

Storia di Fabio Deblasio

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