“Grazie Mister!”: una storia davvero emozionante e originale, che vi terrà letteralmente incollati alla pagina!
Grazie Mister
Le mie gambe non smettevano di muoversi. Ero in agonia perchè avrei voluto dare una mano ai miei nuovi compagni di squadra.
Il mister entrò nel nostro spogliatoio con una faccia da vero assassino: “Quindi le ore piccole passate a giocare a FM ieri sera sono servite a fare questa prestazione indegna?”.
La sua domanda chiaramente non richiedeva risposta. Si avvicinò prima a Griezmann. Gli si mise di fronte senza dire nulla. Antoine sapeva di non dover abbassare lo sguardo. Il mister smise di guardarlo e si avvicinò lentamente a Jota: “Com’è andata con il Telford ieri sera? I tuoi giocatori hanno fatto quello che gli hai chiesto?”.
Anche da parte sua il silenzio tombale.
Sapevo già chi erano i prossimi. Il mister stava facendo un giro in senso antiorario e quindi dopo loro due, io sarei stato l’ultimo.
In realtà ero già l’ultimo. Ero in squadra da solo un mese e, anche se mi avevano detto che era stato lui a volermi fortemente, non mi aveva mai rivolto la parola né, tantomeno, mandato in campo.
Gli si piantò davanti. La faccia era leggermente più rilassata: “Dove sono finiti i miei Diavoli? Voi due siete in assoluto i peggiori in campo… Tu non hai fatto un cross decente o sbaglio?”.
Il silenzio regnava sovrano.
“Maouassa, se sbaglio dimmelo! O forse hai finito le parole nella tua conferenza stampa su Instagram?”.
Si rivolse subito ad Okaka:
“Com’era la storia? Sveglia, colazione e Football Manager?”.
A quel punto toccava a me.
Per dirla tutta ero stato l’unico, poche ore prima, a dire che forse dovevamo andare a dormire ma non mi avevano dato molto conto.
Solskjaer andò verso il centro della stanza ma per me nulla, neanche un’occhiataccia.
“Quello che ho visto da questa squadra non mi soddisfa per niente!”.
La bottiglietta sul tavolo schizzò in due secondi verso il muro.
“Voi siete stati scelti perchè siete dei grandi giocatori! Ma soprattutto perchè giocate tutti a Football Manager e, qui, chi paga i vostri stipendi ci tiene! Un po’ di grinta cazzo!”.
Il tempo era quasi finito, da lì a poco i miei compagni sarebbe tornati in campo ma io ero furioso, quasi ero tentato di rispondere per il solo gusto di dar sfogo a tutta la mia grinta e chiedergli perchè non mandava anche me in campo.
Il mister ci diede le spalle restando in silenzio.
“Viola, le senti le farfalle nello stomaco?”.
La sua domanda mi aveva spiazzato. Fatitout e Antoine mi guardarono annuendo.
“Sì mister, come fa a saperlo?” avevo azzardato.
Si voltò e mi guardò dritto negli occhi:
“Non importa… Quello che importa è che giocherai il secondo tempo!”.
Il sangue nelle mie vene cominciò a scorrere, il mio cuore pompava, finalmente potevo dare una mano.
Nei minuti di recupero feci la scivolata della vita per recuperare quel pallone. Un rimpallo, forse il primo di tutta la mia partita, mi aveva favorito. Mi rialzai subito, sentivo la gente che urlava. Avrei potuto tirare ma avevo visto un’ombra sulla sinistra. Mi venne in mente Pirlo contro la Germania. Anch’io cercavo un corridoio. Lo trovai. Fati si aggiustò il pallone e fece partire un missile.
Negli spogliatoi, Mister Solskjaer si avvicinò sorridente, io ero stanchissimo.
Mi mise una mano dietro il collo e una sul braccio:
“Continua a giocare a FM, a differenza dei tuoi compagni, potresti essere un buon allenatore un giorno!”.
Mi svegliai, sullo schermo c’era ancora il messaggio del mio caporedattore e le dodici pagine di Chrome aperte. Dovevo scrivere un’articolo sui giocatori che durante la quarantena giocano a FM.
Grazie Mister.