Il Lecce di Fabio Liverani
Una delle realtà del calcio del sud più concrete degli ultimi 30 anni, il Lecce è tornato dopo anni di “purgatorio” nella terza serie a calcare i campi della B, non solo, ma con un organico di tutto rispetto e mostrando in avvio di stagione di non essere una squadra solo in grado di reggere la categoria, ma di farlo potendo anche divertire il proprio pubblico, e magari di sognare un doppio salto.
Nelle prime sette partite sinora disputate, infatti, la squadra di Mister Liverani ha raccolto la bellezza di 12 punti e 13 reti, subendone 8.
Osservando fin qui il ruolino di marcia della squadra, però, saltano all’occhio due cose principalmente: 5 degli 8 gol subiti sono stati incassati nelle prime due giornate di campionato, contro la corazzata Benevento e in casa contro la Salernitana, mentre la squadra è rimasta a secco unicamente nella partita contro l’Ascoli, che corrisponde all’unica sconfitta finora incassatadai giallorossi, che nell’ultima tornata si sono tolti anche lo sfizio di andare a vincere 2-0
sull’ostico campo dell’Hellas.
Il merito di Fabio Liverani in questo ottimo avvio di stagione è stato quello di saper calibrare bene la formazione in base all’avversario, sfruttando un modulo che fino al centrocampo resta costante, ma varia in avanti a seconda dell’avversario o a gara in corso. I due schemi principalmente utilizzati sono stati un 4-3-2-1 “albero di natale”, o un 4-3-1-2 a rombo.
Questa prima rappresentazione tattica raffigura lo schema utilizzato soprattutto nelle prime uscite contro Benevento, Salernitana e nella sconfitta di Ascoli, dispone di una difesa semplice ma solida, in cui i compiti non vanno al di là dello spezzare il gioco avversario e far ripartire l’azione, oltre che ovviamente portarsi in area avversaria per i corner d’attacco. I terzini si spingono in avanti e accompagnano l’azione, ma non si affannano: il gioco prevede che siano vicini all’azione per supportare i trequartisti e all’occasione mettere in area il cross, ma non siano il principale propulsore della fascia. Questo è normale Il centrocampo è invece composto da due mediani, ruoli ricoperti principalmente da Arrigoni e Petriccione, con il compito di sradicare palla e servirla al playmaker di centrocampo, Scavone, che fa ripartire l’azione.
Per l’attacco, la punta dell’albero è composta da due trequartisti, nello specifico nelle prime uscite i più usati sono stati Falco e Mancosu, due giocatori molto mobili in grado di portare scompiglio nella difesa avversaria, allargando il gioco o chiudendo l’azione al centro. Dei due, poi, uno funge da raccordo col centrocampo mentre l’altro si spinge in avanti. Sarebbe quindi opportuno che nelle impostazioni i due, uno con compiti di sostegno e l’altro di attacco, si scambiassero di ruolo durante la partita.
Questo porterà ulteriore incertezza alla difesa avversaria. Al giocatore di sostegno dovrebbe essere assegnato l’ordine di allargare il gioco, mentre l’altro entra in area.
Nelle prime giornate, poi, il ruolo di attaccante puro è stato assegnato a Pettinari, attaccante che già aveva conosciuto, al pari di Palombi, il gioco di Liverani in quel di Terni due anni addietro. Nello schema delle prime giornate, Pettinari si è occupato più che di ricevere lanci lunghi e far salire la squadra, di creare spazi per gli inserimenti dei trequartisti, che infatti hanno siglato 4 delle 5 reti dei salentini segnate nelle prime tre giornate. Il ruolo pensato da Liverani per Pettinari è quindi stato quello di Falso 9, più che di vero e proprio centravanti o fulcro del gioco. Questo schema è stato usato perlopiù per ragioni di necessità comunque, dato che i giallorossi hanno preferito tenere ancora ai box i due centravanti di maggior peso, Palombi e La Mantia, giunti a fine mercato e quindi in ritardo di condizione rispetto ai compagni.
L’atteggiamento in campo sarà quindi quello di contropiede: la squadra attende l’avversario in prossimità della linea di centrocampo, ne spezza il gioco e riparte rapidamente. Date le caratteristiche dei giocatori avanzati, la squadra difficilmente punterà a lanciare la palla né in fascia né in avanti, ma valuterà a seconda dell’occasione quale sia la scelta migliore. L’azione di imbucata è molto ricercata. Viene lasciata ai giocatori libertà di movimento, soprattutto per i giocatori offensivi.
Dalla quarta giornata in poi, Palombi e La Mantia hanno iniziato a raggiungere il livello dei compagni, e il primo è stato lanciato nella mischia al posto di Pettinari. Palombi è riuscito a segnare ben 4 gol nelle prime due partite giocate, il che mi lascia pensare che, sebbene lo schema sia rimasto lo stesso, Liverani abbia assegnato al giovane attaccante laziale compiti maggiormente offensivi, praticamente quelli di un attaccante completo.
Questo lo schema possibile utilizzato per la partita vinta per 2-1 in casa contro il Venezia. Palombi è stato l’autore della doppietta che ha consentito al Lecce di superare i veneti. Nelle ultime 3 giornate, invece, con l’ingresso in squadra di La Mantia, sono arrivati ben 7 punti, ma lo schema è stato modificato
Se fino alla difesa le cose sono rimaste invariate, Arrigoni è stato avanzato di pochi metri nel ruolo di rubapalloni, mentre Mancosu da trequartista è stato arretrato sulla mediana in posizione di regista avanzato.
Il terzo posto a centrocampo è invece occupato da Tabanelli, che accompagna l’azione e allarga in gioco in opposizione a Falco. La Mantia, per caratteristiche fisiche, è un fulcro del gioco e gioca proprio in questa posizione, mentre Palombi agisce da seconda punta, pronto a raccogliere le sponde e gli spazi creati dall’ex Entella.
Articolo scritto da Davide Farina
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